La polvere di carbonio mangia la luce riflessa su Mercurio, rendendola il pianeta oscuro

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Panorami cosmici - Mercurio, segreti e misteri (documentario)

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Anonim

L'oscurità che avvolge Mercurio, l'angoscia adolescente del sistema solare, ha sconcertato gli scienziati per anni. Con una superficie come la nostra Luna, dovrebbe essere molto meglio riflettere i raggi del sole, ma i nuovi crateri che sollevano la polvere del pianeta sembrano riflettere solo due terzi della luce del nostro satellite lunare. Qualcosa sulla superficie del pianeta oscuro risucchia la luce, ma non è mai stato chiaro cosa fosse fino ad ora.

Basandosi su ricerche precedenti, un gruppo del Laboratorio di Fisica Applicata della Johns Hopkins University ha appena confermato l'impressione che la luce di Mercurio venga mangiata da uno spesso strato di polvere di carbonio sulla sua superficie.

La teoria del carbonio è stata suggerita nel 2015 per sostituire l'idea che il ferro elementare fosse l'unico materiale oscurante sulla superficie del pianeta, ma è stato supportato solo indirettamente attraverso la modellazione e la simulazione.

La nuova ricerca, pubblicata oggi a Geoscienza della natura, ha esaminato i dati della spettroscopia di neutroni dalla missione MESSENGER della NASA come prova.

La sonda spaziale MESSENGER aveva orbitato attorno a Mercurio per quattro anni, fino a quando non si è tuffata nel pianeta nell'aprile 2015, avvicinandosi abbastanza da confermare che le occhiaie che circondavano i crateri erano piene di carbonio sollevato da strati di grafite sotto la superficie del pianeta.

Per quanto riguarda come è arrivato il carbonio in primo luogo? In precedenza, i ricercatori pensavano che fosse trasportato lì da comete, che tendono a sbriciolarsi mentre si avvicinano al sole, lasciando cadere la polvere della cometa - che è fino al 25% di carbonio in peso - sulla superficie del pianeta. Ma la squadra dietro il nuovo lavoro suggerisce che alcuni di essi sono probabilmente i resti di Mercurio, originari dei primi tempi del pianeta, quando era ricoperto da un lago di magma fuso.

Si è pensato che la grafite, una configurazione particolarmente vivace di molecole di carbonio che si trovavano anche nei cuori interni delle matite, sarebbe salita in superficie e sarebbe rimasta lì, formando parte della crosta originale. I ricercatori suggeriscono che milioni di anni di essere bombardati da meteoriti e comete hanno portato alla polvere di grafite sollevata da sotto il terriccio superficiale di Mercurio, dipingendo il pianeta nero.

Anche se le nuove scoperte fanno luce sull'oscurità letterale di Mercurio, forniscono anche foraggio per la nostra credenza già irrazionale nella sua oscurità metaforica, sostenuta dagli sciocchi che ti dicono "Mercurio è in retrogrado" quando le cose vanno male.

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